La frazione di Bagnella

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Veduta dal monte Zuoli

Lazzaro Agostino Cotta, giureconsulto e scrittore del 1600, nativo di Ameno, nel suo libro "Corografia o descrizione della Riviera di S. Giulio" edito in Milano nel 1688, accenna a poderi posseduti nella piana bagnellese dal Collegio canonicale di S. Giulio già nel 1138.
Con "Piana bagnellese" si intende di un paese chiamato Bagnella, o di un torrente dello stesso nome?
Il medesimo autore riporta ancora che all'inizio del 1600 il canonico Giulino da Crusinallo faceva dono di un suo mulino in quel di Bagnella al collegio canonicale di S. Giulio.
Questi due cenni, pur interessanti, nulla ci dicono dell'esistenza di Bagnella come comunità.
Per provarla bisogna affidarsi ad un atto notarile dell'11 agosto 1221, rogato dal Notaio Zanardo, col quale i Nobili di Crusinallo, signori della zona, cedevano al Comune di Novara, Omegna con il suo contado per la somma di 1300 libre imperiali.
Nel documento è specificato che viene ceduto il castello Desiderato che si ergeva ad Omegna sul poggio Mirasole, in prossimità dell'attuale stadio della liberazione.
E vi si legge, in modo chiaro, che i nominati Signori di Crusinallo vendevano al Comune di Novara i diritti che fino allora essi avevano esercitato sulle terre, sulle fonti, sui boschi, sui pascoli (pascendo) ed altri degli uomini (hominum) abitanti nello stesso borgo, nelle comunità del luogo di Bagnella e del luogo di Cireggio, e di altre terre e boschi.
Quindi già nel 1221 esisteva una comunità; Bagnella non era soltanto un toponimo di zona boschiva o di area di cultura, era comunità di persone (hominum).

Né si può pensare che gli abitanti del villaggio abbiano in fretta e furia costruito le loro case nei primi anni del 1200; quindi già nel secolo precedente esisteva una comunità, magari piccola, minima, e non solo qualche casolare sparso tra i campi ed i prati. Ma bisognerà giungere fino al 1597 per trovare altri documenti che lo comprovino.
Dal verbale della visita pastorale del Vescovo di Novara, Mons. Bascapè, effettuata appunto nel 1597, si parla espressamente di comunità di Bagnella, composta da 18 "focolari", famiglie, quindi di un nucleo stabile di abitanti.
Questa comunità aveva concesso agli avi di un certo Joannes Calcinus del terreno incolto (zerbidi), fin dall'antichità (l'antichità relativa al 1597 voleva significare più o meno 100 o 150 anni prima, quindi la seconda metà del '400) perché facessero celebrare ogni anno una messa solenne nella chiesa di S. Bernardino. in occasione della festa.
Essa pagava al Vescovo di Novara le decime in ragione di 25 libre imperiali ed al curato di Omegna, Alberganti, otto libre (libbra: peso di 12 once; circa g. 327).
La comunità possedeva un mulino, la cui esistenza è attestata nel verbale di visita del Vescovo Taverna in data 1-2-1618, là dove dice"... un istrumento di censo sopra il molino della detta comunità, di libbre quattro cento rogato per Ann. A. Comolo, notaro di Omegna, paga al detto oratorio (la chiesa di S. Bernardino) quattro scudi l'anno ...".
Dal verbale del 1618 si ricava ancora l'esistenza di un forno comune. Si dice infatti che (detta chiesetta) "... ha una pianta di noce dietro il forno comune, piantata a beneficio della chiesa et la gode Bernardino Stopino".
Un ultimo documento vogliamo citare che comprovi l'esistenza della comunità di Bagnella.
Il Bazzetta de Vemenia nel suo libro "Storia del lago d'Orta" edito nel 1911 dice:
- Dall'incartamento stampato nell'occasione delle controversie dei paesi della pieve contro Omegna, risulta che nel 1756 le comunità erano venti e qui sono segnate con il loro "tanteo" ossia l'estimo che ebbero nel censimento, espresso in lire, soldi, danari.

Lire Soldi Danari
Omegna 52 16 6
Casale Corte Cerro 131 1 5
Gravellona Toce 31 2 6
Quarna sotto 56 15 -
Quarna sopra 46 6 6
Agrano 55 4 -
Bagnella 12 11 7
Cireggio 46 3 3

E via via le altre.

Nel 1856 le comunità della pieve erano 19 e Bagnella risulta accorpata con Omegna.
E quale fu la prima sede di questa comunità? Dove furono costruite le prime case?
Rimane da accertare se il primo nucleo abitato fosse sulla riva destra del torrente o sulla sinistra, in prossimità della chiesetta di S. Bernardino.
Abitazioni antiche ve ne sono nelle due zone; forse il gruppo di case attorno all'angolo dell'attuale via Fucine presenta alla vista caratteristiche evidenti di maggiore vetustà: muri costruiti con grosse pietre, senza intonaco, con gli stipiti delle porte in bei monoliti di pietra locale, addossate le une alle altre, allineate lungo la strada.
Ma anche il gruppo di case costruite lungo l'asse della strada che porta da Omegna alla chiesa di S. Bernardino e che senza dubbio doveva essere la via di comunicazione tra Omegna e la sponda occidentale del lago d'Orta ha segni evidenti di antichità.
Qui i muri sono intonacati, ma i vani sono bassi, le abitazioni addossate le une alle altre, talvolta sono intervallate da angusti cortiletti interni.
Comunque, crediamo che il nucleo maggiore sia stato anche nel tempoantico quello vicino alla chiesetta.
Tutti siamo consapevoli che l'attuale Bagnella sia davvero "attuale", costruita di recente, in questi ultimi cinquant'anni: per esserne convinti basterà guardare alle case, villette, palazzi, condomini che la costituiscono.
Per esserne ancora più convinti abbiamo preso in esame le mappe catastali.
Dalla prima, esistente presso l'ufficio tecnico del Comune di Omegna, e che porta la data del 1722, e che qualcuno chiama di Maria Teresa, si vede chiaramente che Bagnella era composta da due gruppi di case (non si può comprendere chiaramente se si tratti di abitazioni di persone o di stalle) uno dei quali costruito lungo la strada che, provenendo da Omegna, si staccava dalla via per Cireggio, scendeva al piano, passava davanti alla chiesetta, attraversava il torrente Fiumetta e si dirigeva verso Brolo.
Le case erano poste in prossimità della chiesetta: una o due file di edifici; un altro gruppuscolo di case, cinque o sei è segnato sulla riva destra del fiume a duecento metri dalla foce.
Se sono segnate sulla mappa del 1722 possiamo arguire che fossero del 1600, del 1500 o anche dei secoli precedenti, come detto sopra.
Erano le abitazioni delle 18 famiglie di cui parla il Vescovo Bascapè nel 1597; le abitazioni degli "hominum habitantium locu Bagnellae" (degli abitanti nella località di Bagnella) e di cui si parla nella convenzione dell'11 agosto 1221 tra i Signori di Crusinallo ed il Comune di Novara.
Sulla stessa mappa notiamo che il territorio è tutto suddiviso in appezzamenti, ciascuno col suo bravo numero di mappa, che hanno la direzione collina-lago (forse ciascuno voleva un accesso al lago).
Tali poderi non erano forse tutti di proprietà dei terrazzani, se in una lettera della Comunità di Bagnella al Vescovo di Novara si legge "... gli poveri uomini del luogo di Bagnella sotto la parochia di S.to Ambrosio d'Omegna sono in tutto fuoghi 18 et apena hanno di potersi sostentare, tutta via per una antica convenzione fatta dai soi magistrati furono tassati a pagare una sesta parte di tutta la spesa che si fa in della parochiale, il che si è stilato sin hora, et perché essi adesso si sentono gravati di tal tassa, si per essere molto meno fuoghi di quello erano quando fu fatta tal convenzione, como anche perché quasi tutte le possessioni del detto luogo di Bagnella sono state acquistate da persone di Omegna ...".

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Il piano di Bagnella era un'area agricola abbastanza fertile.
La campagna era molto curata e le famiglie ne traevano i mezzi di sussistenza.
Buoni erano i raccolti e le vendemmie dei Bocc, la collina di Bagnella degradante dalla piana di Cireggio, volta a mezzogiorno che dava un vinello gustoso e frizzante, fino a che la peronospora, verso la fine del 1800 obbligò ad estirpare le piante di viti nostrane, per sostituirle con le più resistenti, ma meno pregiate, viti americane.

Buona era la produzione della canapa, messa poi a macerare nell'acqua, lontano dall'abitato, come prescrivevano i vecchi regolamenti, quindi cardata e pettinata dai "Cuncitt", provenienti da Quarna.
Il Casalis, già citato, parla di meliga, avena, patate. Senz'altro ci saranno stati degli alberi da frutto: peri, peschi, meli, ciliegi, fichi, noci, castagni, se questi due ultimi sono citati anche nei verbali di visita del Vescovo.
In quello del 1618 si afferma infatti che la chiesa di S. Bernardo è proprietaria di "... un ronchetto con vigna et un arbore di castagne dove si dice alla casa del Calcino ..." "... Si dice che ha una pianta di noce dietro al forno ..."
Né si deve dimenticare che nel mulino "Beltrami" in via Fucine si vede ancora adesso il torchio che era usato per torchiare uva, mele, noci.
Indubbiamente con la coltivazione dei campi ci sarà stato l'allevamento del bestiame, se nella citata convenzione del 1221 si dice che sono ceduti i diritti "... pascendi ..." di pascolo.
Non deve essere taciuto anche il riferimento alla pesca, se sempre il Casalis afferma "... lo Strona ed il Bagnella contengono trote saporitissi me ...". A cui per Bagnella si deve aggiungere anche la pesca di lago.
Quella pesca che il Vescovo di Novara aveva già nel 1297 severamen­ te proibito, come sopra spiegammo.

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Nella piana di Bagnella non c'è traccia di sorgenti d'acqua.
L'approvvigionamento idrico era assicurato dai pozzi; cosa a quel tempi abbastanza comune in tutti i centri abitati.

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Un'altra mappa abbiamo esaminata: quella di fine '800 che porta però la data del 1902.
Possiamo notare che sono aumentati gli edifici, anche se non di molto.
Notiamo anche che la località viene divisa in due zone: Bagnella ed Erbera, la prima sulla sinistra del torrente, la seconda a destra; la zona più popolata è a sinistra.
Però al di fuori delle due strisce lungo le strade non ci sono costruzioni; solo campi e prati e vigne e qualche boschetto.
Vi si nota chiaramente una serie di costruzioni lungo la riva destra del torrente, sulla strada per Brolo: lo stabilimento Bertoli; si scorge la "rungia", la ROGGIA, che derivava le acque a monte dello stabilimento, dal torrente e dopo aver dato la forza motrice allo stesso, passava attraverso la frazione, alimentava i mulini Beltrami, si biforcava e serviva ad irrigare i coltivi della zona e si rimetteva nella Fiumetta.
Nella roggia si lavavano i panni o nel lago, dove vi era acqua abbondante e non inquinata, o nel torrente; questa usanza durò fino agli anni '60 del secolo scorso. E senz'altro attorno ai luoghi del lavaggio si saranno viste le pezze di tela di casa stese al sole perché sbiancassero, quelle pezze di tela che davano biancheria così pregiata e confortevole.

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Sulla scorta delle mappe catastali e delle testimonianze dirette possiamo risalire abbastanza agevolmente alla Bagnella a cavallo tra '800 e '900 e che, con pochissime varianti era anche quella degli anni 1945/1955.
Si entrava in Bagnella provenendo da Omegna, passando per la discesa (stricion) che si stacca dalla via per Cireggio.
A metà discesa a sinistra c'era una masseria prima Caccini, in seguito Covini.
A fine discesa a sinistra si apriva una strada (a fine '800 un sentiero, negli anni 20, dopo la prima guerra mondiale, una carrozzabile stretta e sterrata, fatta costruire da Pietro Cardini, benefattore del paese, a cui fu successivamente intitolata).
Ci si trovava in mezzo ai prati, alle vigne fino al lago.
Uniche eccezioni la casa Beltrami, la casa Boldini, la casa Galbiati, in seguito il magazzino Perani.
Proseguendo verso sud si incontravano: a destra il muro di recinzione del parco di villa Ada, fino alla casa Beltrami: qui si trovava (e si trova tutt'ora) un'importante casa, costruita, come dice una data scolpita su una trave, nel 1700 e deve essere stata quella di gente benestante se già vi era unito il pozzo ed il forno.
Da quella iniziava. sempre a destra, un gruppo di una quindicina di caselle, alcune addossate le une alle altre, altre intervallate da qualche orticello o prato.
In questo gruppo si apriva un androne che immetteva in un cortile interno dove sorgevano altre abitazioni: all'interno di questo un muro. in cui era aperto un bel portone d'ingresso con stipiti in pietra lavorata che dava ingresso a Casa Cardini, senz'altro la più bella della frazione.
Di fronte a questa fila di casette, sul lato sinistro, se ne vedeva un'altra: anche qui alcune casette con cortile, altre senza; case umili, di gente umile. E si arrivava alla chiesetta si San Bernardino.
Dietro queste due file di case parallele che fiancheggiavano la strada si apriva la campagna: orti, campi, vigne.
Fra queste nel 1936 il signor Cardano costruì la sua graziosa villetta che ancora fa bella mostra di sé e un'altra ne costruì il signor Contardi, vicino al torrente.
Testimoni oculari raccontano che il materiale di costruzione per villa Cardano giunse sul posto trasportato da barche, non essendoci allora una strada carrozzabile nella zona.
Nella borgata di Erbera, sulla riva destra del torrente, vi era il grande complesso industriale della ditta Fraber, situato a destra del ponte sulla Fiumetta, tra la strada per Brolo ed il torrente.
Lungo l'attuale via Fucine era situato il complesso delle case Cardini, dove aveva avuto inizio l'attività industriale che poi traslocò ad Omegna, e lungo questo scorreva la "rungia", la roggia, che portava la sua acqua ad altri opifici a valle.
Seguiva la casa delle signorine Beltrami chiamate "Costantine", notevole per quei tempi, dove esisteva anche un forno. Poi qualche stalla.
Alla curva destra della strada una vecchissima costruzione in belle pietre, notevole per ampiezza e robustezza (pensiamo una delle più antiche): alla curva sinistra i due mulini Beltrami, seguiti da altri.
Oltre, un gruppo di abitazioni, in tutto una ventina e tuttintorno campagna fino al lago ed alla vecchia strada per Brolo.
Sulla riva sinistra del torrente, in mezzo ad una radura, circondata da un boschetto, negli anni 1925/30 era stata costruita la colonia solare, dove durante l'estate venivano portati i bambini a passare le loro giornate, per abituarli ad una vita igienica, sportiva e sana, per combattere la tisi, che in quegli anni ancora mieteva numerose vittime.

*** BAGNELLA NEL XX SECOLO ***

Pensiamo che durante il conflitto 1915/18 non si sia verificato nel paese un grande sviluppo edilizio, e neanche durante gli anni 20/30; Bagnella rimaneva più o meno quella che era agli inizi del secolo.
> Nel 1913 era giunta nella frazione la corrente elettrica e la prima casa illuminata ad elettricità era stata quella del fabbro Beltrami Bernardo.
Anche nelle strette viuzze erano stati posti dei punti luce con le lampadine ad incandescenza protette dai cappelletti di lamiera smaltata.
Nell'anno 1930 i Bagnellesi, che erano anche aumentati di numero, sentirono il desiderio di poter assistere ogni domenica alla Messa nella chiesetta di S. Bernardino, anziché recarsi fino alla parrocchiale di S. Ambrogio, che era anche piuttosto lontana.
Presero contatti col prevosto di Omegna, Mons. R. Geri, che fu d'accordo che si interpellassero i frati francescani del convento di Ornavasso.
Questi accettarono di buon grado l'incarico e da allora in San Bernardino si celebrò la Messa ogni domenica e non solo per la festa solenne del Santo.
Così, per la cronaca, possiamo dire che i buoni frati celebranti furono; P. Tomasino, P. Raffaele e P. Gennaro e che per ogni messa ricevevano l'offerta di £. 13.

Una nota caratteristica in quegli anni era "la ghiacciaia".
Nell'area tra la base della collina di villa Ada e la Fiumetta in un pianoro, fino a poco tempo prima, prato, e poi occupato da industrie, nell'inverno veniva fatta defluire l'acqua del canale della "fabrica d'i broc" a formare un laghetto; intorno venivano poste delle assi e delle zolle perché il livello potesse alzarsi a sufficienza.
In poco tempo si aveva una lastra di ghiaccio di notevole spessore, dove i ragazzi si divertivano a schettinare, a pattinare.
Ma per la verità, quelle lastre di ghiaccio non erano fatte per il solo divertimento, nel tempo adatto venivano spezzate in blocchi trasportabili e finivano nella ghiacciaia del macellaio che aveva il negozio lungo la via Valle Sesia e in estate venivano distribuite anche alle altre macellerie di Omegna che ancora non possedevano i frigoriferi.

Omegna aveva avuto molte migliorie, favorite dal passaggio della ferrovia, dall'avvicinamento con Pallanza, tramite la linea tranviaria (1913); le industrie avevano avuto uno splendido sviluppo (basterà ricordare la Cobianchi che nei primi decenni del 1900 dava lavoro a oltre un migliaio di operai e lo stabilimento tessile De Angeli-Frua, uno dei primi della provincia, che addirittura aveva fatto costruire un convitto per le giovani operaie, che provenivano da zone lontane ed un villaggio per le famiglie degli operai) oltre ad altre minori.
Erano state costruite le scuole, i ponti sulla Nigoglia, il largo Cobianchi, era stata abbellita la piazza principale con notevoli restauri alla chiesa parrocchiale. Omegna aveva conquistato anche il titolo di città nel 1939.
Ma Bagnella era stata dimenticata.
Unica realtà degna di rilievo lo stabilimento dei fratelli Bertoli, la ditta "Fraber" per la lavorazione del legno che impiegava ben 200 operai, situato al limite dell'abitato e che accoglieva tra le maestranze anche molti uomini e donne provenienti dai paesi limitrofi.
La ditta Cardini pur essendo nata a Bagnella aveva scelto una nuova sede in quel di Omegna.
Altra novità era la strada che si staccava all'altezza del panificio del Pulantin (in seguito Cavigioli) che da piccolo sentiero negli anni venti era stata trasformata in carrozzabile e aveva permesso un più facile accesso alla località: la via Pietro Cardini, successivamente intitolata alla memoria del partigiano Curotti.

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In quegli anni, quando ancora non esistevano i supermercati e i centri commerciali, il servizio di distribuzione dei generi alimentari era svolto dai piccoli negozi.
> A Bagnella esistevano:
- sulla Via Valle Sesia, ora Via Comoli, la panetteria del Pulantin (Daverio) che era stata aperta nella seconda metà dell'800 ed oltre al pane vendeva dei commestibili e che successivamente passò al Signor Cavigioli. Il Cavigioli per la festa di S. Bernardino (la terza domenica di maggio) metteva a disposizione dei Bagnellesi il suo forno, e le famiglie vi cuocevano le tradizionali torte del pane (7 bielle ed 1 biellino).
- un altro negozio di alimentari; quello della Signora Ambrosina Martinoli, che fu aperto, più o meno dal 1925 agli anni 60 ed era posto in via Curotti, davanti all'edicola della Madonnina.
- un altro ancora; quello della Signora Pinin, sempre di generi alimentari, posto all'angolo tra via Curotti e l'attuale via Leopardi.
La Signora Piazza Pia gestiva poi un negozio di alimentari a cui univa la tabaccheria, posto in via Curotti: la stessa durante la stagione estiva apriva un chiosco per la vendita di bevande.

Per un certo numero di anni a Bagnella ci fu anche un negozio di pettinatrice della Signora Gina Mora, che serviva anche donne provenienti dai paesi dei dintorni.

Una parola che è quasi scomparsa dai discorsi attuali, o, quantomeno poco usata, è la parola "Osteria" sostituita da "bar, caffè, pub, paninoteca, ristorante", a seconda dei casi.

Un tempo esistevano le osterie, luoghi di ospitalità, di conforto e di ritrovo, dove principalmente si vendeva del vino e nell'estate la birra e la gazzosa e non vi mancavano la grappa, il vermuth, il marsala.
Bagnella ne contava alcune:
- l'osteria della Cecchina (dal Bicarin) sulla via Valle Sesia, ai piedi della collinetta di Villa Ada; osteria antica della seconda metà de1l'800; al giovedì l'ostessa preparava anche del buon brodo di manzo con cui si riscaldavano le donne dei paesi limitrofi che si recavano al mercato;
- il Circolo Operaio che aveva i suoi locali proprio accanto alla chiesetta di S. Bernardino e che nel 1969 traslocò nella nuova sede, dirimpetto alla vecchia;
- la trattoria Gianduia, di proprietà Fantoli, nella bella palazzina che già esisteva ai primi del '900 e che ancora fa bella mostra di sé con la vecchia insegna, su un vicoletto che si stacca da via Curotti; da tempo è chiusa;
- l'osteria Savia, con la pittoresca e significativa insegna "Italia­ Sudamerica", posta lungo la via Principale, in prossimità dell'attuale piazza "Caduti sul lavoro";
- l'osteria "La Cusianella" della Signora Scaroni, posta sul lungolago che era appena tracciato.

***

Abbiamo fatto un rapido cenno, sopra, all'approvvigionamento idrico; questo era assicurato dai pozzi. Ce ne dovevano essere parecchi; crediamo che, come in altri centri abitati, ogni famiglia, ogni cortile, o quasi, attorno al quale erano costruite case, anche di vari proprietari, avesse il proprio.
Ad Erbera ce n'era uno solo che serviva tutta la borgata ed era posto sullo slargo lungo l'attuale via Fucine, dove c'è tuttora la fontanella.
Un altro era accanto alla chiesetta di S. Bernardino (dai rilievi fatti nel 1988, durante i lavori di ristrutturazione della chiesetta risulta che fosse profondo una dozzina di metri, circolare, con solidi muri in pietra); ora non è più usato.
Altri ancora esistevano ed ancora esistono presso la Casa Beltramì, in via Curotti ed un altro presso la casa Fantoli-Baldioli.
Quando negli anni 1948/50 si costruirono la Casa Rigoni e la Casa Galbiati ed altre si dovette provvedere anche al pozzo. da cui l'acqua veniva attinta con la pompa a mano o elettrica.
L'allacciamento della frazione all'acquedotto comunale è degli anni '20, ma poche case allora se ne servivano.
Ma i bagnellesi, desiderosi di acqua buona e fresca, l'andavano a cogliere, e forse ancor oggi qualcuno lo fa, alla fontana del "uluc", alle falde del monte Zuoli, dopo il ponte sulla provinciale e lungo la Fiumetta.

Ogni zona aveva anche il forno per cuocervi il pane. Di un forno della comunità si parla anche nel documenti della fine del 1500 o dei primi del 1600. però non si sa dove fosse. Uno si può vedere ancora oggi nella casa delle "Costantine", in via Fucine.
Un altro è presso casa Beltrami, una casa del 1700, attualmente di proprietà della Signora Carla Oglina, in via Curotti, un altro ancora nel vecchio mulino Beltrami in via Fucine.

*** BAGNELLA DAGLI ANNI CINQUANTA ***

La Bagnella moderna nasce dopo la guerra mondiale seconda.
Il dopoguerra ha inizio ad Omegna, come in tutta l'Italia, con la celebrazione della fine delle ostilità e per Omegna anche della vittoria delle forze della resistenza sui Fascisti ed i loro alleati tedeschi.
Quando, nel maggio 1945, alla fine della guerra, gli alleati vennero ad Omegna, misero gli occhi sulla Colonia Solare per farne un deposito di armi e munizioni. Difatti intorno ai muri misero delle grandi cataste di armi coperte da robusti teli.
Per qualche giorno vi si tennero anche dei prigionieri di guerra. Giungevano a Bagnella da Via Valle Sesia (l'attuale via Comoli), scendevano per via Cardini coi loro grossi automezzi; giunti all'altezza dell'attuale piazza Caduti sul lavoro, non potendo inoltrarsi nella strettoia che porta alla chiesetta di S. Bernardino, facevano angolo retto e scendevano fino al lago, non incontrando nessun ostacolo se non qualche siepe o qualche cespuglio.
Si immettevano poi sul "lungo lago" appena abbozzato e giungevano alla Colonia.
Non vi si fermarono per molto tempo, ma furono il divertimento di tutti i giovincelli di Bagnella, come quando sottrassero loro, e non se ne accorsero, un telo di quelli che coprivano le munizioni e ne fecero una vela da issare su una loro barca. (anno 1945)
Nell'estate del 1945 e nei mesi successivi la gente visse una stagione unica ed irripetibile: era ebbra di libertà: libertà di parola, di espressione, di movimento, che manifestava con gioia spontanea e con tanto desiderio di divertimento dopo anni di repressione, resi più dolorosi da battaglie, bombardamenti, morti, feriti, privazioni di ogni genere, distruzioni.
Omegna non ne aveva avute molte, ma sentiva il desiderio di rinnovamento, dovuto alle nuove condizioni socio-politiche.
Invece nella città inziarono anni di lotte estenuanti per gli operai che si vedevano sottrarre posti di lavoro.
Nell'estate 1948 si ebbe un primo licenziamento di 120 operai della Ditta Cobianchi, la più importante ferriera del Cusio, simbolo dell'operosità della città.
Nell'agosto 1949 la Ditta Cardini, che fabbricava giocattoli meccanici e poi accessori per auto ebbe le prime avvisaglie di crisi e nell'estate del 1952 licenziò ben 144 operai.
La Ditta De Angeli-Frua. industria tessile, vanto di Omegna, aveva già sofferto di crisi durante il periodo bellico, perché i mercati con l'estero erano chiusi tanto per l'importazione che per l'esportazione.
Nel dopoguerra lo stabilimento era stato rinnovato e potenziato con nuovi impianti per la lavorazione di fibre tessili artificiali.
Ma le speranze destate da queste innovazioni svanirono ben presto.
La direzione decise la chiusura dello stabilimento e, nonostante le lotte degli operai, gli scioperi, l'occupazione dello stabilimento, si giunse alla chiusura nel 1951, con il licenziamento di 1345 lavoratori, in gran parte donne.
E negli anni successivi altre industrie metalmeecaniche seguirono la sorte di queste prime.
Nonostante queste gravi crisi economiche la vita della città continuò e si costruirono nuovi opifici per la lavorazione del metallo, per la produzione di casalinghi; tante piccole imprese artigiane si trasformarono in industrie.
E se con l'avvento dell'industria meccanica e tessile dei primi anni del '900 si era verificato un cambiamento nel tessuto economico e sociale, se molte nuove famiglie provenienti dal Veneto e dal Monferrato si erano stabilite nel villaggio che De Angeli-Frua aveva costruito per gli operai e molte ragazze nel convitto per le giovinette che venivano qui a lavorare da lontane regioni e quindi Omegna aveva già goduto di una forte immigrazione, ora l'immigrazione si fa massiccia, specie dall'Italia Meridionale.
Gruppi sempre più numerosi di operai, a cui si aggiungono, magari in un secondo tempo anche le famiglie, sono attratti dal miraggio di migliorare le loro condizioni di vita; le campagne si spopolano e nei paesi di montagna rimangono solo gli anziani.
Il Comune non poteva disinteressarsi di tutte le famiglie che cercavano alloggio e che nei primi tempi della loro permanenza in loco si accontentavano di scarsi vani, assolutamente inadatti e malsani e gettò lo sguardo sulla piana di Bagnella, ancora, come abbiamo dimostrato, scarsamente abitata e così cercò di dotare la frazione di tutte le infrastrutture che facilitassero l'urbanizzazione.
E lungo la litoranea già stata segnata con lo sbancamento del terreno avvenuto negli anni 1935/36, poco dopo casa Scaroni e casa Cardano, quest'ultima costruita nel 1936, sorsero la casa Rigoni Luciano nel 1948/49 e poco dopo la casa Galbiati Giuseppe ed in seguito molte altre.
Erano eleganti villette unifamiliari, nascoste in mezzo agli orti ed ai vigneti, ciascuna col suo bravo giardino ed il suo sbocco sul lago, la "rivetta".
Intanto, nello stesso anno 1945, un gruppo di volontari della vecchia Bagnella (cui da d'là), coordinato da Beltrami Valentino, prese l'iniziativa di gettare sul torrente Fiumetta una passerella, che accorciasse le distanza tra i due rioni della frazione.
Un dirigente delle Ferrovie dello Stato regalò quattro tronconi di rotaia, tra quelli dismessi, e che giacevano nel deposito della stazione ferroviaria e con questi come struttura portante, unendo ferro e cemento, si costruì la soletta della larghezza di un metro e mezzo, circa, dove potessero transitare agevolmente i pedoni e le biciclette. Si provvide anche a munirla di due robuste ringhiere di protezione.
E' stata denominata "passerella 1° Maggio".
Veniva anche tracciata via Pascoli e poco dopo via Leopardi.
E apparvero anche a Bagnella i primi condomini: forse turbarono l'euritmia del paesaggio, ma offrirono a molte famiglie la possibilità di possedere un'abitazione propria.
E' quasi impossibile enumerare tutte le case costruite nel volgere di quegli anni, però ci piace ricordare l'erezione nel 1955/56 del complesso di case popolari per conto della gestione I.N.A. Casa, lungo la via P. Cardini.
Verso la fine degli anni '60, essendo sindaco di Omegna Angelo Boldini fu sistemata definitivamente la strada del lago, che fu anche prolungata fino alla chiesetta di S. Bernardino ed asfaltata.
Questa importante miglioria accelerò la costruzione di abitazioni, perché le strade più sicure erano anche più agevoli per il trasporto dei materiali.
Durante l'asfaltatura della strada verso la chiesetta, si provvide anche alla chiusura della vecchia, piccola roggia ('l rungin) che derivava l'acqua dallo scarico della "fabbrica d'i broc", la convogliava rasentando il muro di recinzione di Villa Ada e passando accanto alla chiesa la sperdeva nei campi e nei vigneti irrigandoli.
Si pensò allora che poteva essere superflua l'irrigazione, perché nella zona in luogo di campi e prati vi erano ormai delle case.
Frattanto molti sentieri che si snodavano tra l'uno e l'altro podere erano stati allargati ed appena una strada era stata resa transitabile agli automezzi la si vedeva decorata da ville e giardini.
Stessa sorte toccò ad iniziare dai primi anni '50 all'area che costituiva la proprietà fondiaria di Villa Ada; adagio, adagio essa fu lottizzata ed a cominciare dal suo perimetro sorsero delle moderne casette.
Anche al di là della Fiumetta, ad Erbera, si notò lo sviluppo edilizio e nell'area già occupata da allevamenti di polli e conigli fecero bella mostra di sé tre importanti condomini, ed attorno a questi altre abitazioni.
A questo fervore di costruzioni private si unirono anche gli Enti Pubblici, infatti nel 1961 si vide la nuova scuola elementare, vicino al ponte vecchio della Fiumetta, nel 1968 il Circolo Operaio si munì di una nuova sede e nel 1969 ebbe inizio la costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
Siamo oramai negli anni '70 e la popolazione di Bagnella ha raggiunto quota 1700.
In questi luoghi di ritrovo si incomincia a percepire una sensazione nuova: Bagnella si avvia ad essere di nuovo una comunità, perché l'ondata di immigrazione degli anni '50 aveva sommersa quella antica formata dai vecchi ceppi locali.
Ma si comprende anche subito come sia difficile formare comunità; quanti sono ancora gli autoctoni? Quanti gli immigrati dai paesi limitrofi, che pur hanno una tradizione similare? Quanti quelli che provengono da altre regioni italiane, specialmente dal Sud? E quanti ancora gli extracornunitari?
E' anche difficile perché tutti i Bagnellesi sono orientati verso il centro di Omegna: molti lavorano nelle officine, negli uffici, nei negozi, nelle scuole del Centro; ragazzi e studenti frequentano le lezioni lassù ed hanno ivi le loro amicizie; i negozi di abbigliamento, calzature, articoli vari per la casa, cinema, teatri, ospedale, farmacia ..... tutto o quasi è al Centro.
Bagnella allora è solo un "dormitorio"?

Testo e foto tratti da:
BAGNELLA - Storia di una comunità
Natale Ciocca Vasino
Press Grafice srl - Gravellona Toce
novembre 2005
Per gentile concessione

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San Bernardino sotto la neve Il lungolago Il lungolago Il porticiolo Il porticiolo Il porticiolo Il lungolago Il lungolago


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